Con una storia tricentenaria legata alla produzione della calce, Fassa Bortolo è una delle aziende italiane più longeve del nostro Paese. E non solo. Valicando i confini nazionali, il Gruppo si è esteso anche all’estero con stabilimenti in Portogallo, Spagna e Brasile. L’esperienza secolare e l’attenzione costante all’innovazione hanno portato l’azienda, guidata ancora dalla famiglia Fassa, a mettere a punto soluzioni di elevata qualità. È nell’ambito del recupero e del restauro di manufatti antichi che Fassa Bortolo ha ideato la nuova linea Novantica, una gamma di prodotti a base calce, completamente esenti da cemento, perfetti per rispondere alle più moderne esigenze del restauro sostenibile. Ne parliamo con Mauro Menaldo, product manager del Sistema Risanamento del Gruppo Fassa.
Domanda. In Italia ci sono circa 2 milioni di edifici costruiti oltre un secolo fa. Quali sono i problemi che si incontrano per riqualificare o ristrutturare questa tipologia di strutture?
Risposta. È una domanda che prevede molteplici risposte. Diciamo che la diagnostica è alla base di tutto: in ambito edile bisognerebbe iniziare a catalogare gli edifici in base alle strutture murarie, alle destinazioni d’uso e ai materiali utilizzati per la costruzione di primo impianto, in modo da mettere a punto un intervento di ristrutturazione, riqualificazione, risanamento o restauro che preveda l’utilizzo di materiali compatibili con quelli impiegati inizialmente. Fassa Bortolo è in grado di offrire al professionista e all’impresa non solo prodotti di altissima qualità, ma anche un servizio di consulenza, fin dalla fase progettuale. Questo grazie a un team di professionisti e una proposta di prodotti che riesce ad affiancare l’interlocutore a 360 gradi.
D. Quindi, quali sono le mosse giuste per ristrutturare o riqualificare un edificio?
R. Bisogna capire l’obiettivo finale e cominciare a settorializzare. L’errore che ancora oggi si fa è lavorare con la mentalità di qualche decennio fa in cui si pensava che esistessero prodotti in grado di risolvere i problemi di tutto l’edificio. Invece ogni muratura, ogni edificio, ogni sistema è diverso e quindi bisogna cercare il prodotto migliore per quel determinato campo di impiego. È necessario diventare settoriali, coltivando conoscenze, cultura e capacità specifiche.
D. La calce è ancora la soluzione migliore?
R. La calce è la soluzione, soprattutto se parliamo di restauro o di bioedilizia. La calce racchiude un mondo di leganti diversi per estrazione, lavorazione e campi di impiego. La calce può essere aerea o idraulica. La calce aerea ha una capacità di indurimento esclusivamente in aria per riassorbimento della Co2, quindi aiuta nell’abbattimento e nel reintegro dell’anidride carbonica. La calce idraulica è in grado di indurire sia in aria che in ambiente fortemente umido, o addirittura in acqua. La prima deriva dalla cottura di un carbonato di calcio, l’altra da una roccia calcarea sedimentaria, detta marna.
D. Avete in catalogo la linea Novantica: quali sono le caratteristiche di questa gamma di prodotti?
R. L’azienda ha fortemente voluto la creazione di Novantica per offrire una linea di prodotti totalmente dedicata agli interventi di restauro conservativo e all’edilizia storica vincolata, in cui vigono due dogmi fondamentali: i materiali impiegati devono avere la massima compatibilità chimica, mineralogica e comportamentale con quelli originali presenti in facciata, e l’intervento deve essere reversibile. Ovvero, i materiali applicati, al termine del loro ciclo vita, dovrebbero decadere senza danneggiare la muratura stessa e venire via senza mostrare gli interventi fatti negli anni. Anche perché nel restauro l’obiettivo è proprio quello che l’intervento sia il meno invasivo possibile e che invecchi con decoro. Novantica nasce dall’utilizzo congiunto di calce aerea e di materiali ecopozzolanici, già utilizzati nelle malte dagli antichi romani per dare vita a opere idrauliche importantissime, dalle terme alle cisterne e ai ponti. Con l’apporto di cariche idrauliche, per interazione chimica, il grassello di calce riesce a indurire anche in ambiente fortemente umido o in acqua. Non c’è nulla da inventare: già Vitruvio nel De architectura citava le proprietà della pozzolana. La sfida oggi è produrre un materiale antico nel Duemila, rendendolo consono a tutte le normative contemporanee, in modo che risponda ai canoni delle certificazioni Ce a livello prestazionale e qualitativo.
D. Ci sono altri vantaggi nell’utilizzo di questo materiale?
R. L’impiego della calce area idraulicizzata con pozzolane evita l’utilizzo dei leganti cementizi. Inoltre, consente di avere un materiale che per tutta la vita riassorbirà Co2 dall’ambiente grazie alla carbonatazione: questo consente nel tempo di incrementare l’indurimento del materiale e mantenere ambienti sani, asciutti, senza sostanze organiche volatili, fattore molto importante specialmente negli ambienti interni, oltre ad avere una emissività bassissima. Per quanto riguarda gli esterni, grazie alla calce l’intonaco e le superfici rivestite saranno sempre in grado di deformarsi in base ai piccoli movimenti del fabbricato. La malta a base calce è infatti più morbida e non crea tensioni igrotermiche in facciata, al contrario delle malte cementizie. Grazie a questi prodotti tutte le superfici che ammiriamo negli edifici antichi possono essere riportate al loro splendore con l’impiego di materiali del tutto assimilabili e compatibili a quelli originali.
D. La linea si compone di diversi prodotti?
R. Sì. Siamo usciti inizialmente con quattro prodotti: un rinzaffo, cioè un materiale che incrementa la rugosità del paramento murario per migliorare l’adesione meccanica dello strato successivo. Un intonaco di fondo, che gli antichi chiamavano arriccio, negli spessori da 1 a 2 centimetri. Una stabilitura civile o rasatura, cioè un bio-intonaco fine in cui la componentistica chimica è del tutto assimilabile a un vecchio marmorino, ma in forma secca, che dà l’opportunità di realizzare molteplici finiture. Infine, Bioliscio, una finitura molto fine, quasi impalpabile, in curva granulometrica LC7, per un risultato veramente molto liscio e levigato. Inoltre, visti tutti gli interventi legati all’ecobonus e al sismabonus, poco tempo fa siamo usciti con un prodotto strutturale in tecnica Crm totalmente esente da contaminazione cementizie. Si tratta di una malta strutturale M10 per placcaggio sfuso, ristilatura dei giunti, interventi di cuci e scuci e ricostruzioni murarie. A breve la gamma Novantica vedrà l’inserimento di nuovi prodotti. L’azienda ci crede e sta investendo per far crescere la linea sempre di più.
D. I prodotti sono certificati?
R. I prodotti hanno tutte le certificazioni Ce, sia la 998 parte uno per gli intonaci, sia la parte due per le malte a prestazione garantita, quindi le malte strutturali o le malte per opere murarie.
D. Parliamo dell’analisi dell’Università di Roma Tre sull’impatto dei prodotti Novantica di Fassa Bortolo: quali sono i risultati?
R. Con il dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre sono state avviate delle campagne di ricerca indipendenti per approfondire le proprietà dei prodotti e sono stati riscontrati dati che avvalorano il loro bassissimo impatto ambientale e le ridotte emissioni. In principio abbiamo cercato di sviluppare una linea di malte e intonaci riservata al restauro conservativo. L’esperienza sviluppata negli anni ci ha permesso di creare qualcosa di più: una malta da bioarchitettura o architettura sostenibile. Utilizzando un legante a cui servono basse temperature per la cottura e che sottrae anidride carbonica nella fase di carbonatazione, siamo riusciti a dare vita a un prodotto di altissimo livello. Le malte in calce aerea sono l’anello di collegamento tra il restauro e la bioarchitettura, che sono due ambiti architettonici delineati e distinti.
D. Sono questi i risultati che hanno portato all’assegnazione della dicitura «prodotto consigliato da Legambiente»?
R. Sì, la bassa impronta ambientale dei prodotti e la loro salubrità, valutati dalle campagne sperimentali dell’Università degli Studi Roma Tre, ci sono valsi l’apprezzamento di Legambiente.
D. In che modo si utilizza la calce?
R. Si utilizza come un comune intonaco. Prima dell’ingresso del cemento, non c’erano migliaia di proposte sul mercato, ma ci si limitava al grassello di calce spenta, alla sabbia ed a eventuali materiali a reattività pozzolanica. Una cosa importante resta la sensibilizzazione nei confronti degli operatori, nel senso che bisogna far loro capire che non si tratta di un materiale cementizio e che garantisce un’ottima lavorabilità, grazie all’elevata finezza della calce impiegata.
D. Come si comportano questi prodotti con l’umidità di risalita?
R. Le problematiche derivanti dall’umidità di risalita e dai sali che affliggono i fabbricati non sono una scienza esatta, nel senso che per intervenire bisogna ricorrere molto alla diagnostica, all’esperienza e alla conoscenza dei materiali da impiegare rispetto al supporto. La calce, quella aerea in particolare, ha una grande proprietà di evaporazione che però va ben bilanciata per non eccedere nell’espulsione dei sali all’esterno, facendo durare meno il prodotto. L’intervento di deumidificazione va sempre bilanciato con un ciclo di intervento che preveda la sovrapposizione di più strati studiati per convivere con le problematiche di umidità di risalita e sali. Stiamo utilizzando con successo questi prodotti a Venezia dove la Sovrintendenza esige materiali in calce, esenti da cemento. Per le zone umide, quindi, la linea Novantica va integrata con un ciclo di intervento con prodotti ad hoc, studiati e realizzati per questi interventi specifici.
D. Un buon intervento quanto dovrebbe durare?
R. Non è mai possibile una datazione. È chiaro che un intervento fatto bene, in cui l’alta qualità dei prodotti viene bilanciata con un’elevata qualità della messa in opera, garantisce una durata dell’intervento per generazioni.
D. Novantica è una soluzione idonea per risanare un ambiente degradato?
R. Sì, perché rispetto agli intonaci cementizi, è una soluzione meno impattante e che offre grandi vantaggi in quanto non emette alcuna sostanza dannosa per l’uomo e l’ambiente.
D. Quali sono le altre soluzioni Fassa Bortolo?
R. L’azienda offre un ventaglio di proposte quasi infinito. Per ogni settore di intervento, scendiamo veramente nello specifico. Non esiste una panacea adatta a qualsiasi applicazione, ma esiste un team di professionisti che ha ben chiaro che per ogni tipologia di intervento bisogna sviluppare un prodotto specifico per risolvere determinate problematiche.
D. Come viene offerta la consulenza a chi vi interpella?
R. L’azienda offre consulenza per tutelare il professionista e il cliente, eliminando eventuali problematiche per interventi sbagliati. La prima forma di consulenza è seguita dalla nostra forza vendita presente sul territorio. In secondo luogo, ci sono i colleghi dell’area tecnica che affiancano l’impresa per offrire la migliore soluzione coniugando le volontà progettuali del professionista e lo stato di fatto del manufatto.
D. Come rispondono i progettisti all’offerta di materiali nuovi?
R. Nel momento in cui sono messi a conoscenza di tutte le possibilità offerte da questi materiali, i progettisti sono sempre fortemente colpiti e ammirati, accogliendo con grande gradimento le novità. Molte volte, soprattutto nel restauro, i materiali contemporanei per velocità di presa, indurimento, performance rivolte più alla prestazione che alla compatibilità, fanno sì che il professionista non riesca più a utilizzare modanature, graffiti, finiture sotto quota superficiale. Con i materiali che si rifanno all’antichità, invece, i professionisti possono tornare a fare il loro lavoro.
D. Oltre a Venezia state lavorando ad altre referenze importanti in questo periodo?
R. Stiamo fornendo Novantica in un intervento di grande pregio per il restauro delle facciate di un palazzo storico di Bari, di fronte al Porto Vecchio e abbiamo iniziato una fornitura nella provincia di Pisa. Ma quello che ci dà maggiore soddisfazione è che Novantica inizia a essere richiesta anche per interventi di nuova edilizia civile privata, in progetti mirati alla qualità del costruito. Il professionista, ma soprattutto la committenza, hanno capito che la differenza economica derivante dalla qualità del prodotto è un costo irrisorio se rapportato al costo della costruzione totale.
D. Personalmente qual è la sua più recente soddisfazione lavorativa?
R. I professionisti cominciano a realizzare voci di capitolato inserendo i prodotti Novantica e si riaffacciano all’utilizzo della calce con cognizione di causa. Questo mi dà molta soddisfazione, perché vuol dire che il lavoro che stiamo facendo di promozione e informazione presso gli ordini professionali e durante le consulenze e visite in cantiere sta dando i suoi frutti. Vedere le proprie energie concretizzarsi in un innalzamento qualitativo delle proposte di intervento è fonte di grande appagamento. Più si innalza il livello culturale del professionista, più cresce il livello delle richieste: questo è il nostro obiettivo.
D. Com’è andato il 2022 e cosa vi aspettate dal 2023?
R. Il 2022 è stato un anno ricco di soddisfazioni. Per riuscire a evadere tutte le richieste abbiamo dovuto aumentare notevolmente i ritmi di lavoro. Spero che il 2023 sia altrettanto positivo.
Paolo Fassa: la sostenibilità? È al primo posto
Paolo Fassa, presidente onorario di Fassa Bortolo, ha una forte sensibilità per le tematiche legate all’impatto ambientale: «Nel corso degli anni, abbiamo assistito a una crescente consapevolezza delle sfide ambientali che il nostro pianeta affronta e, come protagonisti del settore, riteniamo sia nostro dovere agire come promotori di un cambiamento positivo. La sostenibilità è per noi una filosofia aziendale che guida da sempre molte delle nostre decisioni strategiche. Investiamo continuamente nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative, volte a migliorare l’efficienza energetica, ridurre le emissioni di Co2 e promuovere l’utilizzo di materiali ecologici. Collaboriamo attivamente con fornitori e partner per assicurare che i nostri prodotti siano realizzati con criteri sostenibili, rispettando gli standard più rigorosi. Inoltre, siamo consapevoli dell’importanza della responsabilità sociale e dell’impatto positivo che possiamo avere sulle comunità in cui operiamo, promuovendo la formazione e la sensibilizzazione sulla sostenibilità tra i nostri dipendenti e i nostri clienti. Sono fiero dei progressi che abbiamo compiuto finora, ma so che c’è ancora molto da fare. La sostenibilità è un percorso continuo e come impresa siamo determinati a fare sempre di più e sempre meglio».
Fassa Bortolo: la via green alla produzione
Oltre che in materie prime di qualità e prodotti altamente tecnologici, l’impegno di Fassa Bortolo per l’edilizia sostenibile si traduce anche nell’ottimizzazione dei processi produttivi e dei trasporti, per garantire il massimo rispetto dell’ambiente e la salvaguardia dell’utente finale. Ne parliamo con Lorenzo Bernardi, responsabile Ambiente e Sicurezza del Gruppo.
Domanda. La sostenibilità è al centro della nuova edilizia. Qual è il vostro approccio?
Risposta. È fortemente legato alla storia dell’azienda e alla filosofia del nostro attuale presidente onorario Paolo Fassa. L’azienda ha 300 anni di storia e quando Paolo Fassa ha iniziato a lavorare in azienda, la società contava solo otto-nove dipendenti. Si produceva calce andando a prelevare i sassi sul Piave e trasportandoli con i muli in stabilimento, dove erano cotti nei forni in mattone utilizzando il legno come combustibile. Pian piano la tecnologia si è evoluta e negli anni Settanta sono stati introdotti i primi forni a combustibili fossili. Negli anni Novanta Fassa ha avuto l’idea di ritornare alle origini, acquistando un forno che potesse utilizzare non solo metano, ma anche la segatura di legno.
D. Perché?
R. Abbiamo preso ciò che il contesto ci dava, valorizzandolo. È un esempio di circolarità e impegno concreto verso la sostenibilità da parte dell’azienda.
D. Avete riconvertito tutti gli impianti?
R. Sì, tutti gli impianti di calce.
D. Proporre prodotti green però può diventare un handicap se misurati sul prezzo finale. È così?
R. No. Per l’Europa l’edilizia è uno dei settori fondamentali per arrivare a ottenere la concreta riduzione delle emissioni che causano l’effetto serra. Il 40% delle emissioni derivano dall’edilizia e la direttiva europea impone di raddoppiare il tasso di ristrutturazione delle case nei prossimi dieci anni. Per arrivare a questo obiettivo servono i prodotti e la manodopera giusta. Il mercato oggi sta dimostrando una crescente attenzione ai prodotti green, ma non credo sia tanto una questione di prezzo, quanto di approccio culturale.
D. C’è però una maggiore sensibilità?
R. Sì, soprattutto da parte dei giovani e di imprenditori visionari come Fassa. La Fondazione Symbola, di cui Fassa Bortolo è uno dei soci, ha stabilito che circa il 30% delle imprese si è convertita al green. Purtroppo, il mercato non è ancora così sensibile come ci si dovrebbe aspettare.
D. Qual è la vostra proposta?
R. Come abbiamo fatto con lo scarto del legno siamo tornati al passato proponendo prodotti che sono perfetti come malte antiche. La linea Novantica, esente da cemento, ha un contenuto di riciclato molto alto e un impatto molto basso a livello di emissione di Co2, tanto da essersi guadagnata l’approvazione di Legambiente che ha dato il suo benestare per apporre il proprio logo sul packaging.
D. Ci sono altre novità sul fronte dei prodotti sostenibili?
R. Assolutamente sì, è una ricerca continua. Sono convinto che se non lanciamo certi prodotti, il mercato non sarà mai pronto. Quindi, il nostro futuro vede una produzione sempre maggiore di prodotti a basse emissioni e con un contenuto riciclato più alto.
D. In che modo tenete conto della compatibilità ambientale?
R. È un elemento che consideriamo già a partire dalla progettazione di un impianto produttivo. Alla base della nostra filosofia, il rispetto verso l’ambiente e il territorio è un irrinunciabile elemento del rapporto tra azienda e collettività e quindi, quando apriamo una cava o uno stabilimento, abbiamo il compito di ridurre il più possibile il nostro impatto.
D. Oltre che il prodotto finale, la sostenibilità investe anche il modello di produzione. Può essere un esempio lo stabilimento di Ceraino di Dolcé, vicino a Verona?
R. Ceraino di Dolcé è un esempio emblematico. Quando abbiamo acquistato l’impianto, questo funzionava a combustibili fossili e aveva un impatto visivo e acustico non indifferente. Abbiamo subito messo in piedi l’iter autorizzativo per eliminare il carbone e il metano per passare a un combustibile legnoso. Abbiamo riqualificato l’impianto da un punto di vista acustico e dell’impatto visivo e abbiamo regimato le acque. Insomma, abbiamo riqualificato l’impianto per renderlo più simile alla nostra filosofia e ai nostri standard. Un altro esempio è lo stabilimento di Montichiari (Brescia) nato nel 2006, che all’epoca era lo stabilimento di calce con limiti di emissioni più bassi d’Europa.
D. Qual è la situazione sotto il profilo green degli altri stabilimenti del Gruppo Fassa?
R. Cerchiamo sempre di rispettare il contesto dove andiamo a installare l’impianto. Ciò significa rispettare le persone che vivono in quel territorio e l’ambiente, lavorando per raggiungere i limiti di emissione più bassi e il migliore impatto visivo e acustico. Quello di Calliano (Asti) è l’impianto di cartongesso in Italia con i limiti di emissione più bassi. In Brasile abbiamo portato i limiti di emissione europei: l’obiettivo, infatti, è quello di usare le migliori tecnologie disponibili ovunque andiamo ad operare.
D. Qual è l’obiettivo in termini di riduzione della Co2?
R. Il passaggio dal carbone alla biomassa comporta una riduzione del 20% delle emissioni di Co2 rispetto all’utilizzo di metano, perché viene eliminata la componente combustibile. Il basso impatto è ben rappresentato nella dichiarazione Epd della calce viva, che pone il Gruppo Fassa come riferimento del settore.
D. La sostenibilità investe anche le attività logistiche?
R. È un aspetto più delicato. Stiamo cercando di lavorare con fornitori che abbiano mezzi Euro 6 a emissioni ridotte, per cui chiediamo dei certificati. Tra l’atro, quando costruiamo un impianto produttivo, partiamo sempre dalla vicinanza alla cava, per diminuire gli spostamenti della materia prima e ridurre così al minimo le emissioni del trasporto, ottenendo così una sorta di materia prima a chilometro zero.
D. Calce e Co2: qual è il rapporto nel processo produttivo?
R. La calce produce Co2 naturalmente. Si parte dal carbonato di calcio: attraverso il calore, si elimina l’anidride carbonica, formando ossido di calce. Poi c’è la componente emissiva derivata dall’utilizzo del combustibile, che noi abbiamo eliminato utilizzando biomassa di tipo legnoso. Da uno studio commissionato al Politecnico di Milano dall’Associazione Europea della Calce, di cui Fassa è membro attivo, è emerso che circa il 33% della Co2 emessa durante la produzione della calce viene catturata tramite il fenomeno della carbonatazione durante le varie applicazioni.
D. Da dove vengono i materiali per produrre le varie tipologie di prodotto?
R. Cerchiamo di limitare gli spostamenti per avere una materia prima a chilometro zero. È chiaro che non è sempre possibile: ci sono additivi e materie prime particolari che vanno importate o trasportate da luoghi di produzione specifici, ma sono in quantità limitata.
D. Lo stoccaggio di Co2 è un aspetto da considerare in prospettiva?
R. Sì, e se ne sta parlando anche a livello europeo, ma è un aspetto complesso. Catturare Co2 significa avere un sito dove stoccarla e non tutti gli stabilimenti in Italia hanno nelle vicinanze aree con caratteristiche idonee per fare questa operazione. Tra l’altro, in Italia non si sa chi autorizzerebbe lo stoccaggio. Al momento, quindi, è un processo ancora poco chiaro ed efficiente.
D. Quali sono i cambiamenti strategici che deve affrontare un Gruppo come il vostro a livello di sostenibilità?
R. L’obiettivo europeo è chiaro e il treno ormai è partito: sono trasformazioni inevitabili che chiamano il comparto delle costruzioni a un profondo rinnovamento per rendere i contesti urbani, i luoghi di studio, di vita e di lavoro, più accessibili, più inclusivi, meno energivori, adatti al nuovo contesto climatico e renderli così più a misura d’uomo.
D. Con i bonus, il mercato della riqualificazione si è focalizzato sul consumatore finale. Questo cosa comporta?
R. Se guardiamo il fatturato dell’ultimo anno, è chiaro che il superbonus è stato un volano per il mercato. L’edilizia rappresenta uno dei settori chiave per realizzare una transizione sostenibile e circolare. Ma per fare tutto questo sono fermamente convinto di quanto siano necessari dei nuovi modelli di collaborazione tra i diversi attori, lungo le diverse fasi della filiera, ognuno portatore della propria esperienza: è un passaggio culturale già in corso che il superbonus ha di fatto avviato.
Salve, gradirei avere un consiglio per restaurare e i parte rifare una facciata esterna esposta ad ogni sollecitazione atmosferica; pertanto vorrei conoscere quali dei Vostri prodotti poter usare , sia per il sottofondo che per le finiture.
Ringrazio per una gradita risposta con distinti saluti.
Salve, gradirei avere un consiglio per restaurare e i parte rifare una facciata esterna esposta ad ogni sollecitazione atmosferica; pertanto vorrei conoscere quali dei Vostri prodotti poter usare , sia per il sottofondo che per le finiture.
Ringrazio per una gradita risposta con distinti saluti.
Gentile Giuseppe, YouBuild è una testata di settore. Per conoscere le soluzioni Fassa Bortolo, La rimando al sito dell’azienda: https://www.fassabortolo.it/it/ o al rivenditore più vicino che può trovare qui: https://www.fassabortolo.it/it/trova-rivenditore.
Cordiali saluti