Iuav in Ucraina per ricostruire Irpin

Edifici bombardati di Irpin

L’Università Iuav di Venezia ha fatto delle pratiche progettuali di ricostruzione nei territori e nelle città ferite da eventi bellici e calamità naturali un punto cardine della propria missione. Nell’ambito di questo impegno si colloca il protocollo d’intesa tra Iuav e il comune ucraino di Irpin, alla periferia nord-occidentale di Kiev. Presenti alla presentazione del protocollo e collegati a distanza, il rettore Iuav Benno Albrecht, il sindaco di Irpin Oleksandr Markushin, il presidente di Confindustria Ucraina e console onorario d’Italia in Ucraina Marco Toson, l’ambasciatore italiano in Ucraina Pier Francesco Zazo, che ha di recente riaperto l’ambasciata italiana a Kiev, l’ambasciatore Umberto Vattani, presidente di Viu e Olena Motuzenko, dell’Università Nazionale di Kyiv Taras Shevchenko, coordinatrice del Corridoio accademico umanitario Ucraina-Italia, che ha promosso l’accordo di cooperazione con Iuav.

Irpin, una delle città più devastate dell’Ucraina, ha resistito a lungo ed è tornata sotto il controllo di Kiev, ma a carissimo prezzo. Secondo quanto emerge da un reportage dell’Agence France Presse, a metà febbraio era ancora un sobborgo ben servito nella pineta alla periferia nordoccidentale della capitale, ora è una landa desolata. I parchi un tempo verdeggianti sono disseminati di cadaveri. Irpin ora è più simile ad Aleppo o Grozny che a una ricca città satellite in Ucraina. Quasi tutti gli edifici sono stati distrutti. Le strade sono vuote, i parchi giochi sono ricoperti di macerie.

La cooperazione tra Iuav e Irpin ha l’obiettivo di realizzare strategie e azioni per ripristinare le aree urbane e rurali della comunità territoriale di Irpin, superare rapidamente le conseguenze della distruzione delle infrastrutture urbane e ricostruire il territorio su basi sostenibili, anche attraverso il sostegno allo sviluppo delle piccole e medie imprese del territorio, del turismo solidale e del volontariato.
Iuav fornirà una consulenza multidisciplinare sui diversi aspetti che caratterizzano i complessi processi di ricostruzione a seguito di conflitti e selezionerà le figure professionali più idonee all’interno della propria organizzazione e nell’intera rete accademica italiana, per fornire a Irpin le conoscenze più avanzate nei diversi ambiti legati alla ricostruzione.
Fornirà inoltre strategie progettuali a scala architettonica, urbana, territoriale, progetti site-specific per edifici chiave dell’ambiente urbano da individuare congiuntamente per il loro valore patrimoniale e significato sociale per la comunità, proposte per la realizzazione di alloggi che rispondano alle esigenze di breve, medio e lungo termine in una visione coesa che minimizzi gli sprechi economici e materiali. Ogni progetto sarà discusso e condiviso, con particolare attenzione al livello di dettaglio (idea, progetto preliminare, dettagli costruttivi…) e all’impatto sull’ambiente costruito.
Confindustria Ucraina metterà a disposizione la rete dei suoi contatti e settori produttivi per ogni iniziativa di supporto alle azioni di ricostruzione. Responsabili dell’accordo Mykhailo Sapon, capo del Dipartimento di Urbanistica e Architettura del Comune di Irpin, e il rettore Iuav, Benno Albrecht, che ha fortemente voluto il progetto di cooperazione: «Il nostro Ateneo è fra i primi in Europa a offrire il proprio contributo ai territori dell’Ucraina. Vogliamo partire da Irpin, la città-simbolo del martirio, al centro dell’attenzione dei media mondiali, per farla diventare il luogo simbolo della ricostruzione. Mettiamo a disposizione di quei territori lacerati dalla guerra la nostra esperienza in materia di tecniche e strategie per la ricostruzione: un ambito che fa parte della nostra storia, a partire dagli studi e interventi nei luoghi distrutti da calamità naturali (dal Vajont, al Friuli, all’Aquila, alle Marche) per arrivare al contributo per la ricostruzione in Siria, a cui Iuav ha dedicato l’edizione 2017 dei workshop di Architettura. L’accordo con Irpin rinnova l’impegno del nostro Ateneo nel prendersi cura ed è un segnale di come l’architettura possa e debba sviluppare attenzione ai temi del mondo, lavorando e costruendo per la pace».

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