Chi vorrebbe mai vivere nella Manchester della Toscana? Essere considerata periferia industriale di Firenze, primario distretto del tessile, con corollario di laboratori cinesi, e città-fabbrica che nel tempo ha vissuto uno sviluppo senza eguali, fa di Prato un luogo che potrebbe sembrare distante anni luce dalla radice del suo nome. Paradossale, infatti, che un luogo che si chiama Prato sia il luogo industriale per antonomasia, che ha sofferto più di altri la crisi economica e industriale del recente passato. Al punto che, come ha avuto modo di sottolineare Edoardo Nesi, premio Strega per “Storia della mia gente“, «Prato è stata più brava a raccontare il proprio declino che il periodo in cui le cose funzionavano».
Il racconto, lo storytelling, ovvero la narrazione, oggi sono elementi cruciali del marketing territoriale, che non va visto in senso turistico, ma per la capacità di essere città attrattive dal punto di vista sociale, economico e ambientale. In questa logica Prato da molti anni sta portando avanti politiche di rinnovo urbano e rigenerazione ambientale tra le più innovative in Italia, al punto che oggi, nelle statistiche Istat, Prato è una delle città con il più alto valore di metri quadri di verde per abitante, circa 39. Dunque Prato come Manchester? Non proprio, ma vediamo anche il perché.
Rinnovo e riqualificazione della città di Prato: i progetti
Prato da molti anni ha intrapreso una strategia di ridefinizione green della città, con l’adozione di un nuovo strumento urbanistico che ha puntato moltissimo sul rinnovo e sulla riqualificazione, spingendo anche verso la demolizione e ricostruzione, agendo non solo limitando il consumo di suolo, ma proponendo il riuso di spazi inutilizzati o sottoutilizzati per nuove funzioni e destinazioni d’uso. E, soprattutto, puntando sull’asse verde costituito dall’alveo del Bisenzio, facendolo diventare un parco fluviale di 100 ettari, recuperando dunque un rapporto armonico tra la città e il suo fiume, un rapporto storico basato sulla relazione tra l’acqua e le industrie tessili.
Progetto Prius
Tra i tanti progetti attivati in questo ambito di rinnovo urbano, va segnalato il progetto Prius, che gode di un finanziamento nazionale di 10,5 milioni di euro, per la riqualificazione urbana e la sicurezza di un’area prossima al centro storico. Il progetto prevede la riqualificazione di un’area di 1,25 chilometri quadri soggetta a fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale e riguarda il restauro di Palazzo Pacchiani, del Bastione delle Forche e la riqualificazione del parco fluviale del Bisenzio in tutta l’area che va dal Serraglio fino ai confini con Campi Bisenzio. Gli edifici recuperati vedranno l’installazione di servizi pubblici, uffici comunali e altri servizi destinati alla collettività e ai servizi al cittadino.
Obiettivo del progetto inoltre è integrare piazza Mercatale e piazza San Marco nella rete della ciclopedonalità, altro tratto distintivo del nuovo corso urbanistico di Prato, inserito nel Pums, il Piano urbano per la mobilità sostenibile, che individua le linee guida per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’aria, attraverso l’adeguamento degli impianti di riscaldamento pubblici e
privati, la riduzione del traffico privato con il potenziamento del trasporto pubblico e dell’uso della bicicletta.
Progetto Riversibility
In questo contesto Prato punta a realizzare interventi di arredo urbano e servizi legati al divertimento e alle attività ludico-sportive, che caratterizzano oggi tutte le azioni di riqualificazione urbana delle più innovative città europee e che a Prato trovano luogo nella riqualificazione dell’area fluviale che va dalla zona dal Ponte Datini fino a Gonfienti. In questo quadro, particolare rilevanza assume il progetto Riversibility, che riguarda la realizzazione del Parco fluviale del Bisenzio e che restituirà alla città un’infrastruttura ecologica fruibile da tutti, aumentando la percezione di sicurezza e soprattutto puntando sulle potenzialità legate al benessere e al tempo libero.
Parco Centrale di Prato
Nello stesso filone di interventi si inserisce il Parco Centrale di Prato, uno spazio verde attrezzato di tre ettari all’interno delle mura storiche della città. Questa attenzione per l’ambiente non va tuttavia confusa con una azione di greenwashing, pratica purtroppo molto presente in alcune città italiane, e che fa sì che le nostre città non siano mai messe ai vertici europei delle classifiche sulla sostenibilità, così come le nostre città non siano mai in grado di partecipare con successo, arrivando almeno nelle cinquine finali delle candidature a Capitali green europee.
Prato in realtà attraverso un insieme integrato di azioni inserite in strategie di lungo periodo sta procedendo proprio su questa strada. Ma forse ciò che non si sa è che a Prato il rispetto per l’ambiente ha radici nel lontano passato, in quanto è stata una delle prime città d’Italia a investire nella raccolta differenziata dei rifiuti (oggi viene riciclato oltre il 48% dei materiali raccolti) e fino dagli anni Ottanta è in funzione un impianto per la depurazione delle acque che, grazie a un apposito acquedotto industriale, consente di riutilizzare le risorse idriche per alimentare le attività produttive umide tipiche dell’industria tessile (tintorie, rifinizioni). Ma la radice green di Prato è ancora più antica, in quanto fino dall’Ottocento l’industria tessile è stata al centro di processi di economia circolare molto avanzati, molto prima che l’economia circolare diventasse il nuovo driver dello sviluppo. Punto centrale di questa politica di riuso dei materiali è la lana cardata rigenerata che ha fatto la fortuna del territorio riutilizzando scarti e avanzi a salvaguardia dell’ambiente.
Oggi a Prato le produzioni sono tracciate con metodologie che consentono di controllarne i processi e dal 2008 la Camera di Commercio di Prato, assieme al Consorzio per la valorizzazione dei prodotti tessili cardati, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha dato vita a una disciplinare e un marchio (Cardato recycled) che evidenzia la vocazione alla sostenibilità ambientale della città e delle sue imprese, al punto che oggi un gruppo di aziende della filiera del distretto tessile, tra le prime al mondo e con il supporto di Confindustria, hanno aderito al progetto di Greenpeace denominato Detox, dando vita al Consorzio Italiano Implementazione Detox.
Ma l’implementazione dell’economia circolare in città non si ferma alle produzioni tessili. Il Comune di Prato oggi è stato selezionato dalla Commissione Europea per partecipare a un nuovo Action Plan del programma europeo Urbact III, il network che promuove lo sviluppo urbano sostenibile, con il progetto Urge (circUlaR buildinG citiEs), un progetto che sviluppa politiche urbane integrate sulla circolarità nel settore edilizio assieme alle città di Utrecht, Monaco, Copenhagen, Kavala, Granada, Riga, Oeste e Nigrad. Il tema al centro del progetto è la circolarità e la sostenibilità degli edifici e degli appalti e la città di Prato elaborerà all’interno di questo progetto uno strumento per misurare l’impatto ambientale ed economico legato alla demolizione degli edifici, mappando e tracciando il flusso dei materiali. L’obiettivo è favorire la circolarità nel settore edile per limitare il consumo di risorse naturali e limitare l’inquinamento, visto che il 40% dei rifiuti solidi urbani proviene da costruzioni e demolizioni e solo il 20-30% di questi viene riciclato o riutilizzato, a causa della mancanza di informazioni sui contenuti degli edifici e della scarsa attenzione al riuso in fase di progettazione.
Macrolotto Zero
Altro progetto strategico che la città sta portando avanti con molta determinazione è il rilancio del Macrolotto Zero, una delle prime Apea (Aree produttive ecologicamente attrezzate) d’Italia, che oggi sta vivendo una riconversione attraverso il progetto integrato di innovazione urbana Creative District, un progetto che vale oltre 8 milioni di euro, di cui 6 di contributi regionali e più di 2 milioni di investimenti comunali. Il progetto si è classificato al primo posto di una graduatoria regionale finalizzata a finanziare progetti di rigenerazione urbana attraverso lo stanziamento, su bando, di 46 milioni di euro.
Prato Urban Jungle
Ma il progetto che più di tutti oggi disegna Prato come una delle città italiane più innovative nell’ambito della rigenerazione urbana è quello finalizzato a rinaturalizzare alcuni quartieri in modo sostenibile e socialmente inclusivo attraverso lo sviluppo di giungle urbane. Il progetto si chiama infatti Prato Urban Jungle e, come sottolinea l’architetto Valerio Barberis, assessore all’Urbanistica e all’Ambiente della città di Prato, «rinnoverà i distretti di Prato con maggiore criticità sociale, produttiva e ambientale, in modo sostenibile e inclusivo sviluppando aree ad alta densità verde, le cosiddette giungle urbane, che verranno innestate nel paesaggio urbano moltiplicando la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti e restituendo il territorio all’uso delle persone, trasformando le aree di marginalità in veri e propri punti di benessere verde all’interno della città.
Urban Jungles sarà co-progettata con aiuto dei cittadini, attraverso una pianificazione urbana condivisa facilitata dall’uso di piattaforme digitali, che aprirà la gestione alla comunità, aumentando l’inclusione e favorendo lo sviluppo diffuso e sostenibile dell’ambiente». Il progetto intende raggiungere due obiettivi principali: la rigenerazione di aree urbane in disuso, sottoutilizzate o in declino attraverso la riallocazione di edifici e spazi verso un uso nuovo, più creativo e sostenibile. Questo riguarda in particolare elementi architettonici urbani che appartengono alla memoria collettiva e all’identità della città, per esempio vecchi capannoni industriali, dintorni di case sociali, edifici storici, la cui valorizzazione richiede un efficace ripristino dello spazio e del suolo, un alleggerimento della densità urbana e l’ideazione di nuove funzionalità che possano ripristinarne l’uso e la fruizione condivisi. Inoltre, la creazione di hub verdi tra la comunità in grado di costruire nuove isole verdi ad alta densità, strutture e aree di fruizione ambientale, sportiva, culturale e sociale.
Le aree cittadine coinvolte saranno tre e coinvolgeranno una superficie privata (l’edificio Estra e i suoi dintorni situati in una complessa area urbana che si affaccia sulla più trafficata via pubblica della città con il passaggio giornaliero di 50 mila veicoli), un’area ad alta densità di popolazione caratterizzata dalla presenza di alloggi sociali e riguarderà un edificio molto complesso costituito da 152 appartamenti abitati da circa 500 persone, e il Macrolotto Zero, storico quartiere della città caratterizzato da spazi sottoutilizzati. L’edificio individuato è quello in via Giordano, che sarà destinato al nuovo mercato metropolitano della città.
La soluzione proposta integra innovazioni radicali che non sono mai state utilizzate o testate prima a livello di città ed è interessante il concetto innovativo di urban jungle, che va oltre il tradizionale concetto di forestazione urbana. Invece di ricostruire le aree dense della città, la vegetazione può colonizzare gli obiettivi posizionando il verde sul maggior numero possibile di superfici e spazi, il più vicino possibile al luogo in cui vengono rilevate le criticità (isola di calore, inquinamento o necessità di creare spazi socialmente utili e utilizzabili). Questo approccio innovativo può essere applicato nelle nuove azioni di pianificazione urbana per la creazione di infrastrutture verdi e costituisce un banco di prova efficace per la replica in altri siti o città, fornendo informazioni coerenti per la progettazione di futuri edifici pubblici o privati e di aree urbane.
Prato si dimostra, dunque, molto attiva non solo su singoli progetti, ma con una visione di insieme che promuove la sostenibilità in modo integrato. Una visione innovativa utile a promuovere un modo diverso di applicare la sostenibilità alle azioni di rigenerazione urbana delle nostre città.
Prato Urban Jungle in numeri:
• 65% del comune di Prato coperto da vegetazione
• 29.151 alberi registrati, con una superficie fogliare di circa 388 ettari, che generano benefici economici pari a 439.000 Euro all’anno
• 3.715 Kg all’anno di inquinanti atmosferici rimossi dagli alberi, equivalenti a un beneficio economico di Euro 224.500 all’anno
• 2.010 Mwh di risparmi energetici equivalenti a un vantaggio economico di Euro 191.000 all’anno
• 7.900 m3 di acqua meteorica intercettata equivalente a un beneficio economico di Euro 15.000 all’anno
• 869.500 Euro all’anno di beneficio economico totale creato dal progetto a fronte di un investimento su fondi europei FESR di 2.959.792.00 Euro
di Federico Della Puppa (da Youbuild 17)