L’architetto di fama internazionale Simone Micheli celebra i suoi trent’anni anni di attività che hanno attraversato i molteplici campi della progettazione: dall’architettura all’interior design e al product design. Un volume antologico, edito di recente da Skira, ne celebra le opere.
«Il modificarsi della vita, quindi, e l’innovazione tecnologica che continuamente conduce alla scoperta di nuovi materiali e di nuovi mezzi attraverso cui garantire massimo comfort all’uomo, sono fattori il cui peso direziona e fa sì che il mio fare progettuale sia senza sosta aggiornato. Progettare luoghi sospesi, unione mistica di tempo passato e momenti presenti, in grado di squarciare il velo della contemporaneità per volgersi e tendere verso il futuro è il fulcro del mio pensiero e della mia azione architettonica», afferma l’architetto, protagonista di due recenti interventi nel campo dell’accoglienza.
Il primo progetto si chiama You.Me Design Place Hotel ed è la nuova struttura ricettiva completata ad aprile 2021 nel cuore di Trieste. Un hotel a 4 stelle, composto da 20 camere e suite e un centro benessere, in cui Simone Micheli ha curato l’nterior design e l’illuminotecnica all’insegna dell’essenzialità dei volumi e della fluidità degli spazi. L’iconica struttura ricettiva, il cui nome allude alla simbiosi che si instaura tra l’ospite e lo spazio che lo accoglie, è caratterizzata da contaminazione costante tra figurazioni, luce, parole e funzionalità inaspettate.
«You.Me desidera esprimere, attraverso la sua essenza, il rapporto biunivoco e di osmosi che esiste tra le cose animate ed inanimate. You.Me racconta una storia connessa al nuovo lusso che non è fatto di opulenza e di ridondanti geometrie ma di semplicità, essenzialità e meraviglia», commenta Micheli. «Negli ambiti tridimensionali che compongono l’hotel, la parola diventa architettonica nodalità e il colore, impalpabile come il bianco o il grigio perla, si fa materia fisica da modellare e affiancare all’energico fluire degli elementi volumetrici. Le superfici preziose e ricercate, gli specchi che riflettono la molteplicità di senso dell’esistenza, le immagini che fondono insieme passato, presente e futuro, diventano segni tangibili, contenitori di messaggi univoci, che con le vibrazioni illuminotecniche, connotano le aree comuni e alterano con vigore lo spazio sin dentro le camere».
Secondo progetto che ha visto la partecipazione dell’architetto Simone Micheli è Aquatio Cave Luxury Hotel & Spa, un albergo diffuso nella contrada Conche del rione Sasso Caveoso di Matera, risalente al XIII secolo, per una superficie complessiva di circa 5000 mq.
Il progetto generale ed esecutivo del recupero architettonico e distributivo del Borgo, a cura dell’architetto Cosimo Dell’Acqua, è intervenuto su un sistema complesso che comprendeva palazzi, strade, grotte e cisterne. Molti locali erano in stato di evidente abbandono, ricolmi di rifiuti e le macerie accumulatesi per i crolli. Dopo un massiccio intervento preliminare di sgombero e di rilievo architettonico preciso degli interni, è stato possibile ricreare la struttura.
La parte più bassa, con accesso da via Buozzi ospita la reception, il ristorante, la sala colazioni, la sala meeting, il centro benessere. L’ingresso si apre su due ampi slarghi che anticamente erano dei vicinati. Il progetto, coerentemente con la loro antica funzione, ha mantenuto il carattere di convivialità dei luoghi, attraverso l’area del relax, della ristorazione e delle numerose piazzette di incontro. Anche gli interni risentono esteticamente di questa funzione: le chianche, che si trovano come pavimentazione dei vicinati, entrano come fossero un’unica superficie, quasi a volerne indicare una continuità ideale.
Il centro benessere è un luogo suggestivo che occupa il cuore più profondo della struttura, recuperando locali ipogei risalenti al IX secolo. Il vano grotta più grande ospita la piscina bordo sfioro, intonacata con tecniche tradizionali. Le vecchie cisterne recuperate sono state trasformate in docce emozionali e una parte dei lettini é stata ricavata modellando ergonomicamente il tufo. Non mancano spazi massaggio singolo e di coppia, hammam, sauna, cabine estetiche, zone relax. L’acqua ritorna dove è sempre stata a ricordare le vecchie conche che erano dislocate lungo tutto il costone.
Il ristorante, con annesse cucine, si espande all’esterno in una corte. Pregevole è l’aspetto estetico di questo spazio risalente al XIII secolo, arricchito da archi e muri di controspinta che lo delimitano. Il centro di questo vicinato è una cisterna recuperata, all’interno della quale sono convogliate le acque piovane, utili ad alimentare i servizi. Un canale di acqua esterno è visibile lungo l’arco di accesso e ne denuncia la presenza. All’interno del ristorante, che ha una capienza di circa 80 posti a sedere, si trovano: il punto accoglienza del maître di sala, un’ area lounge bar, una biblioteca. La sala ristorante è uno spazio flessibile, intercomunicante con la sala colazione e l’area meeting. La sua capienza varia a seconda delle occasioni, mettendosi a disposizione degli eventi e delle esigenze contingenti.
Dalla reception è possibile accedere direttamente ai vari livelli della struttura attraverso un ascensore nella roccia oppure un percorso pedonale coperto che serpeggia dietro la maggior parte delle camere poste controterra.
Le camere, prevalentemente nella parte alta della struttura, sono costruite ex novo e godono di viste mozzafiato sul sasso Caveoso e sulla città antica, risalente all’età del bronzo e del ferro,
dove sono presenti le chiese rupestri affrescate e i villaggi trincerati. Altre camere sono invece scavate, nascoste all’interno del ventre della terra, solo una porta ad indicarne la presenza
come gli antichi rifugi degli uomini degli insediamenti neolitici sulla murgia. Alcune suite penetrano nelle fondazioni medioevali del Museo Nazionale di “Palazzo Lanfranchi”.
Le superfici scavate e le volte sono state ripulite da licheni ed efflorescenze e riportate alla loro condizione iniziale di colore, come se lo scavo di quelle parti fosse stato appena realizzato. Nella calcarenite riportata al suo colore naturale, senza scialbature, senza intonaci, compaiono tracce di conchiglie fossili, proprio ad evidenziare l’antica origine marina. I pavimenti asettici sono realizzati con materiale continuo e cocciopesto. La loro colorazione ha richiesto innumerevoli prove al fine di ottenere la giusta miscela di pigmenti che consentisse il raggiungimento di una colorazione identica a quella delle pareti e dei soffitti.
L’architetto Simone Micheli ha firmato il progetto di interior design ed illuminotecnico. Tutto è stato scelto, progettato e realizzato su misura, non esiste standardizzazione se non nei materiali di finitura e nei colori che sono il filo conduttore del progetto.
Gli arredi, bianchi e senza spigoli, fluttuano sui pavimenti. Gli schermi bianchi, che ricordano nel colore il latte di calce con cui i materani sanificavano gli interni delle loro abitazioni-grotta, sono funzionali alla distribuzione degli spazi e all’alloggiamento di terminali d’impianti. L’illuminazione proviene dal basso, attraverso corpi illuminanti discreti, incassati a pavimento. I bagni sono dotati di arredi progettati appositamente, di ampie docce filo-pavimento e, a volte, di comode vasche da bagno. Il comfort all’interno delle camere è garantito da un sofisticato sistema di climatizzazione con controllo computerizzato della umidità relativa e della temperatura.